Il mio atteggiamento come artista è simile a quello del giardiniere: intervengo dove serve per curare, ma senza la pretesa di dominare e controllare. Cerco di lasciare alla pittura lo spazio per vegetare, per evolversi in maniera autonoma e spontanea come la vegetazione in un giardino. Dipingo elementi figurativi ispirati alla realtà delle forme naturali e li fondo con segni e forme più astratti, generati in modo istintivo e casuale. Spesso insisto su quei dettagli che, dal mio punto di vista, avvicinano il mondo vegetale all’essere umano, e allora ne amplifico l’ambiguità, trasformando in un lembo di carne ciò che in un primo tempo poteva essere un petalo, per evidenziare le similitudini.Il mio processo creativo si sviluppa attraverso una serie di atti successivi di creazione e distruzione, di piccoli progressi e grandi ripensamenti, alla ricerca di una pittura stratificata e mutevole. È un metodo che richiede pazienza, ma che alla fine è l’unico in grado di restituirmi la meraviglia dell’inatteso.